Nel linguaggio dei fiori la camelia è sinonimo di bellezza e devozione eterna tra gli innamorati. Regalata è segno di stima ed è simbolo di portafortuna quando è donata a un uomo. Proviene dall’Asia, e in particolare dalla Cina e dal Giappone, dove da secoli viene coltivata come pianta ornamentale, ma soprattutto per utilizzarne i germogli essiccati per preparare il tè oppure l’olio che si estrae dai suoi semi. Questo fiore deve il nome al missionario gesuita Georg Joseph Kamel, vissuto tra il 1661 e il 1704. Nei tempi antichi la camelia, grazie alla sua caratteristica di vivere centinaia di anni, era considerata simbolo di immortalità: ancora oggi viene piantata nei giardini dei templi buddisti. La prima camelia giunse in Italia nel 1760 nel giardino della Reggia di Caserta grazie all’amicizia di Lord Nelson con l’ambasciatore inglese Sir Hamilton. In Europa la camelia divenne di gran moda nell’Ottocento e le signore dell’alta società, ma anche gli uomini, usavano la camelia come ornamento dei propri abiti. Venendo a tempi più recenti, Coco Chanel sceglierà questo fiore come simbolo della sua prestigiosa Maison. La camelia varcò anche la soglia della cultura con Alexandre Dumas che nel 1848 pubblicò “La dame aux camélias”, ripreso …
Nel comune di Lanzo Torinese, un piccolo centro di appena 5.000 abitanti a due passi da Torino, si trova il famoso Ponte del Diavolo. Il ponte, che ha dato nome anche al parco circostante (detto appunto Parco del Ponte del Diavolo), fu costruito nel 1378 per collegare, superando il fiume Stura, chiunque dalle Valli volesse recarsi sia a Lanzo sia verso la pianura. La tradizione lo volle costruito dai Romani, perché un’opera di tale importanza non poteva essere che il frutto della capacità tecnica costruttiva di quella civiltà. In effetti il ponte risale al 1378: per pagarne le spese di costruzione venne imposto per un decennio un pedaggio sul vino. Le maestranze che edificarono il ponte sono locali, come lo stesso progettista. L’ importanza del ponte è legata ai pedaggi che i lanzesi riscuotevano su tutto quanto (uomini, animali, merci) transitava, essendo l’unica via di passaggio tra le Valli e la pianura. Per questo motivo la popolazione delle Valli soprannominò i lanzesi peilacrist, “pelacristi”. Molto più interessante è però la leggenda che racconta di come gli abitanti di Lanzo avessero costruito il ponte per due volte e che per altrettante volte questo fosse crollato, lasciando lo sconforto negli abitanti visto il costo oneroso …
Un paese che conta meno di 200 abitanti e che, d’estate, quando tutto si tinge di lilla, diventa il più visitato d’Italia. È la “piccola Provenza del Piemonte“, un borgo, quello di Sale San Giovanni, in provincia di Cuneo, circondato da immense distese di campi coltivati con i fiori di lavanda, il cui profumo si espande a decine di chilometri. Le strade che conducono ai campi di lavanda e al centro storico del borgo sono percorribili dai turisti soltanto a piedi o con le biciclette spinte a mano. Il percorso completo tra le coltivazioni di lavanda è lungo circa 7 chilometri, con vari dislivelli, e il tempo di percorrenza è di due ore e mezza. Si possono raggiungere le coltivazioni anche attraverso percorsi più lunghi, in parte su strade asfaltate e in parte su strade sterrate e sentieri. Il Comune ha messo a disposizione dei visitatori una mappa online da scaricare o stampare. Lungo tutto il percorso si incontrano cartelli esplicativi che indicano le piante officinali oltre alla lavanda, come la melissa, il rosmarino, il timo, il finocchio o la camomilla. Si cammina in un luogo idilliaco, dove il silenzio della natura è interrotto solo dal cinguettìo del picchio rosso o dell’upupa o dal …
Un piccolo gioiello della Torino barocca nascosta tra le mura della stazione. Non tutti i torinesi sanno che nella stazione di Porta Nuova si trova una stanza progettata nel 1864 come sala d’attesa di prima classe per ospitare la famiglia reale che aspettava di prendere il treno. La sala ha un’ampiezza di 75 metri quadri ed è stata progettata dell’ingegnere Alessandro Mazzucchetti, mentre le decorazioni e gli affreschi sono di alcuni dei pittori e artisti preferiti di casa Savoia tra cui Francesco Gonin che ha affrescato le pareti di questa incantevole sala d’aspetto. La tecnica con cui la sala è stata affrescata è quella del trompe l’oeil, che fa intravedere porzioni di cielo tra le balaustre, le colonne e i capitelli che arrischino questo gioiellino nascosto a Porta Nuova. All’interno di questa sala potrete, inoltre, ammirare un ciclo di pitture che raffigurano gli elementi della Natura (Acqua, Terra e fuoco) raffigurati sottoforma di personaggi della mitologia. Agli angoli della sala sono invece visibili i quattro continenti rappresentati da carte geografiche tenute da angeli che volteggiano in aria. Oltre ai bellissimi dipinti che abbelliscono le pareti, l’interno della Sala Gonin ospita degli splendidi mobili, delle boiseries settecentesche e un magnifico lampadario in vetro di Murano. La Stazione di Torino Porta Nuova, un luogo frenetico per eccellenza, la Stazione per …