Dall’antipasto al dolce, le specialità culinarie del Piemonte conquistano tutti. Salumi, formaggi, grissini, sono alla base dell’inizio di ogni pasto che prosegue con primi e secondi altrettanto saporiti e particolari come i tagliolini al tartufo bianco, il brasato al barolo e il vitello tonnato.
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on oltre 370 prodotti agroalimentari tradizionali, l’enogastronomia è una grande protagonista del nuovo modello di sviluppo turistico del Piemonte. La cultura del buon vivere, principio ispiratore di un’offerta basata sulla qualità e rivolta a un turista sempre più esigente e attento ai particolari, ha trovato nell’eccezionale livello dei prodotti tipici piemontesi e nella ricchezza della tradizione culinaria subalpina un caposaldo importantissimo e uno straordinario valore da promuovere. Negli ultimi vent’anni, l’agricoltura piemontese ha puntato sulla specializzazione di produzioni tipiche di pregio: dai grandi vini rossi piemontesi (Barolo e Barbaresco in primis) ai bianchi e spumanti dell’Astigiano; dalla Nocciola Tonda Gentile di Langa al Tartufo Bianco d’Alba. Questa evoluzione produttiva è stata accompagnata da una profonda maturazione culturale del comparto primario, delle attività di ristorazione, ma anche del pubblico. A Bra è nato Slow Food, l’associazione internazionale per la promozione della cultura dell’enogastronomia di territorio, che conta 70.000 soci sparsi in più di 50 paesi: la sua vetrina è il Salone del Gusto, organizzato ogni due anni a Torino.
La tradizione enogastronomica del Piemonte gode di fama internazionale, tanto che nelle classifiche dei ristoranti e nelle guide di settore, la regione occupa sempre i primi posti. Un successo che si deve all’abilità degli chef, maestri nell’amalgamare i sapori della tradizione a quelli della nuova cucina, ma anche alla certificata qualità dei prodotti piemontesi. Il primato enogastronomico piemontese è anche un fatto di alta scuola: nel Castello di Pollenzo hanno sede la Banca del Vino e la prima Università di Scienze Gastronomiche.
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