Dobbiamo tornare indietro fino agli albori del XVI secolo per ritrovare il profumo di questa crema giallognola dalla dolcezza straordinaria. All’epoca a Torino abitava una comunità di frati francescani e, fra questi, lo spagnolo Pasquale de Baylon. Pare che il monaco fosse piuttosto rinomato nella comunità dell’epoca e che il suo nome corresse di bocca in bocca, principalmente tra le torinesi.
Come mai? A renderlo tanto famoso si tramanda che fosse la ricetta di una crema all’uovo che avrebbe avuto la capacità di risvegliare anche i mariti più “addormentati». Sì, proprio di questo si trattava, le signore della Torino del ‘500 accorrevano alla porta di padre Pasquale, insoddisfatte delle prestazioni sessuali dei mariti, e il frate prescriveva loro un afrodisiaco naturale a base di tuorlo d’uovo, zucchero e marsala: lo zabaione. Il successo della crema fu tanto che le signore iniziarono a tramandarsi la ricetta di madre in figlia, fin tanto che questa non uscì dai confini del regno sabaudo e si diffuse in tutto il mondo. Dunque Il termine dialettale per indicare la crema “sambajon”, deriverebbe proprio dal nome dei frate di Baylon, poi santificato, San Pasquale Baylon.
Oltre a fregiarsi del titolo di inventore della dolcissima crema che porterebbe il suo nome, il frate spagnolo è stato nominato nel 1722 quale protettore di tutti i cuochi del mondo. Ogni anno infatti, il 17 maggio, l’Associazione Cuochi di Torino, presieduta da Lamberto Guerrer, si dà appuntamento presso la chiesa di San Tommaso, dove il frate prestò i suoi servigi, per onorarne il ricordo. Un secondo appuntamento dell’Associazione cade circa a metà ottobre, quando i cuochi torinesi si ritrovano in piazza Carignano per una degustazione a base di piatti dolci e salati, dove non può mancare ovviamente lo zabaione.
Per onor di cronaca, l’orgoglio torinese deve spartire la gloria dello zabaione con altre città d’italia. Sono molte infatti le leggende che circolano intorno alla nascita di questa crema sublime. Dall’Emilia ne rivendicano la paternità in virtù di un capitano di nome Giovanni Baglioni (chiamato colloquialmente Zvàn Bajòun) che, accampatosi nei pressi di Reggio Emilia mandò i suoi soldati in cerca di cibo e questi tornarono con ciò che poterono, vale a dire uova, vino e zucchero. Anche da Venezia si innalzano le grida in difesa della veneta paternità dello zabaione: parrebbe infatti che nel XVII secolo in laguna fosse d’uso preparare una bevanda chiamata “zabaja”, aromatizzata con del vino dolce di Cipro. Quale che sia la vera storia dello zabaione è facile ipotizzare che la ricetta della crema abbia origini molto antiche, dal momento che gli ingredienti base sono piuttosto semplici da reperire. In ogni caso, è un piacere immaginare la Torino per bene del XVI secolo con le sue signore insoddisfatte che andavano a chiedere consiglio a un frate spagnolo per risvegliare gli appetiti dei mariti stanchi.